Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 30 ottobre 2012 Credo che mai come ora i cittadini debbano rifuggire dal delegare alle istituzioni i temi legati alla salute e alla sostenibilità. L’inceneritore e, più in generale, le vicende inerenti io smaltimento dei rifiuti rientrano sicuramente in questa categoria. Ora il dibattito ha ripreso corpo, grazie anche all’intervento dell’assessore e vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher, che in un guizzo inaspettato e provvidenziale, seppure nella sua incompiutezza, ha inteso rimettere tutto in discussione prevedendo lo smaltimento dei rifiuti residui trentini in centrali termiche in Veneto o nelle vicinanze di Mantova, come previsto dal decreto del ministro Clini ora al vaglio dell’Unione Europea. Con un tempismo incredibile la Lega Nord, che nella passata legislatura comunale aveva votato contro il Piano rifiuti che introduceva la raccolta porta a porta, si è attribuita il merito di aver fatto ricredere il governo provinciale. La cosa si commenta da sola perché, a parte le lodevoli prese di posizioni di partiti e consiglieri sia in Comune a Trento sia in Provincia, il merito, semmai, è senz’altro da attribuire ai cittadini che si sono riconosciuti in movimenti come Nimby o Trentino Pulito, i quali non hanno mai smesso dl proporre soluzioni alternative, indire dibattiti e conferenze, consultare esperti, informare. Ricordo, lo scorso anno, il primo bando scaduto senza aver sortito offerte, mentre Trentino Energia affermava di voler lasciare ad altri un progetto ritenuto troppo oneroso e rischioso. I paletti che il consiglio comunale di Trento aveva votato per un bando definito “rigoroso” a quanto pare avevano scoraggiato più di un concorrente, evidenziando le contraddizioni insite nel voler essere un comune e una provincia virtuosi per poi affidarsi a una tecnologia che in molti paesi d’Europa e negli Stati Uniti è considerata vecchia, dannosa per l’ambiente come per la salute. Inceneritore e raccolta porta a porta spinta sono e rimangono incompatibili perché in molti quartieri di Trento e in alcuni comuni, tra tutti quelli della val di Fiemme con l’80% di differenziata, siamo già molto oltre quanto ci si sarebbe aspettato. Le relazioni dei tecnici forniscono dati davvero confortanti circa gli esiti della sperimentazione della raccolta differenziata a Trento definita ottima per quanto concerne la quantità e la qualità del rifiuti. Ciò grazie all’impegno e alla coscienza ecologica che è maturata nei cittadini e allo sforzo dell’amministrazione. I dati forniti sono davvero interessanti: Gardolo è al 67%, Meano al 72%, Povo e Villazzano sono al 73%, Sardagna e Sopramonte sono al 72%, l’Argentario è al 70%. Nella Circoscrizione di Meano, in particolare, si è arrivati a 80 chilogrammi a testa di rifiuto secco, contro 1.170 previsti per far funzionare l’inceneritore e al più probabili 500 che avrebbero consentito a questo “mostro” di bruciare al meglio e in piena autonomia (senza importarne, come avviene quasi ovunque e come una clausola restrittiva del bando del Comune di Trento non avrebbe consentito). Quanto accade non è affatto ininfluente nelle considerazioni doverose che ogni amministratore deve fare. Una grande mole di lavoro è stata messa in campo in questi anni per consentire una raccolta differenziata di qualità. L’impegno finanziario, le competenze acquisite, gli eco-volontari, l’investimento umano, sociale e culturale, la responsabilizzazione dei cittadini: tutto ciò è incompatibile con un impianto di incenerimento. Non può che far piacere che finalmente qualcuno se ne sia accorto. Il sindaco di Rovereto, Miorandi, si è offerto di ospitare in Vallagarina il trattamento del rifiuto residuo: va benissimo, basta che si escluda la combustione e si utilizzino tecnologie prive di impatto ambientale. Ma Trento si è quasi offesa, sentendosi espropriata del suo ruolo di mosca cocchiera. Allora Pacher è intervenuto dicendo che di questi centri di smaltimento se ne può fare più di uno. Mi sembra che l’unica cosa che importi, a questo punto, sia fare le cose per bene e non mettere a repentaglio la salute delle persone. È ormai abbastanza diffusa, in alternativa all’incenerimento, una nuova tecnologia — l’estrusione — in grado di riciclare a bassa temperatura la quasi totalità del rifiuto secco in gran parte di matrice plastica. Si ottiene, alla fine del procedimento, un prodotto economicamente interessante e con una spesa 10 volte minore rispetto a quella dell’inceneritore. Con una seria ricerca e un po’ di buona volontà, si possono trovare modalità innovative e poco dispendiose: è su tale fronte che è necessario concentrarsi. Noi tutti che in questi anni ci siamo battuti per soluzioni più idonee e compatibili dal punto di vista sanitario, ecologico, ambientale ed economico speriamo di cuore che questa sia la strada che si intende intraprendere, che non si vada semplicemente a inquinare e bruciare da un’altra parte. Penso, in conclusione, che il rapido e positivo evolversi dei fatti richieda un aggiornamento del Piano provinciale rifiuti: siamo fermi al 2006 e quel piano non può più costituire un’utile base di discussione e di assunzione di decisioni. L’introduzione della tariffa puntuale, scelta obbligata dal governo nazionale con l’introduzione della Tares nel comuni a partire dal gennaio 2013, diventerà un ulteriore stimolo a fare sempre meglio perché i cittadini pagheranno sulla base del residuo prodotto. Si rende altresì necessario dare maggior dignità alle pratiche di riciclo, riutilizzo, riuso, e affrontare con coscienza e decisione il problema a monte, quello dei contenitori e degli imballaggi: le amministrazioni ne avrebbero di cose da dire e da fare per intervenire alla fonte nel confronti della grande e piccola distribuzione. Lucia Coppola
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LUCIA COPPOLA |
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